Reggio Emilia - Bancarotta fraudolenta di 4 società: 3 arresti (17.02.22)
  • 2 anni fa
https://www.pupia.tv - Guardia di Finanza e Polizia di Stato, su delega della Procura di Reggio Emilia, hanno eseguito 5 misure cautelari personali, di cui 3 detentive e 2 di obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria, all’esito di una vasta indagine in ordine a gravi reati economici in danno dell’Erario e dei creditori.

L’inchiesta “Melisseo”, condotta dal Nucleo di Polizia economico finanziaria e dalla Squadra Mobile reggiana, ha permesso di raccogliere gravi indizi a carico di tre soggetti di nazionalità italiana (due finiti in carcere e uno ai domiciliari) che, con il fattivo ausilio di un avvocato con studio a Modena, interdetto dall’attività per un anno, si sarebbero adoperati per acquisire la gestione di 4 società situate tutte nella bassa reggiana e operanti nei settori della costruzione di macchine agricole e del commercio di materiali per l’edilizia, al fine di portarle al fallimento, previa distrazione dei patrimoni aziendali. Una società, in particolare, aveva raggiunto significativi livelli di fatturato ed occupazionali arrivando ad avere, anche, 30 dipendenti.

L’indagine è partita nel 2018, supportata, oltre che da accertamenti tecnici, da complesse analisi documentali e assunzione di informazioni da parte di persone informate sui fatti. Ricostruita la vicenda distrattiva che ha, in sintesi, fruttato agli indagati un profitto illecito (costituito dalla materia sottratta costituita da complessi aziendali e disponibilità finanziarie) e dalle imposte evase a seguito della commissione di specifici illeciti tributari. Gli indagati avrebbero distratto interi complessi aziendali, merci e valori dal patrimonio delle società per un ammontare non inferiore a 1.600.000 euro, non consentendo la ricostruzione del volume d’affari mediante distruzione e/o occultamento delle scritture contabili, allo scopo di recare pregiudizio ai creditori, conducendo le aziende in modo evidentemente antieconomico e scientemente finalizzato alla decozione (mediante uso delle sole materie prime e dei prodotti già presenti in magazzino, senza acquistare nuove forniture, omettendo sistematicamente i pagamenti delle utenze energetiche - cui seguiva il blocco della produzione - e delle imposte nonché delle retribuzioni ai lavoratori dipendenti). Emesse fatture per operazioni inesistenti per 792mila euro, omessa la presentazione delle dichiarazioni annuali ai fini Iva con imposta evasa per oltre 280mila euro e utilizzati in compensazione crediti inesistenti per oltre 175mila euro.

Per quanto riguarda l’avvocato interdetto, questi avrebbe agevolato gli amministratori di fatto nel disegno criminoso, supportandoli negli incontri con il curatore ed elaborando versioni di comodo da fornire all’autorità nell’occultamento della contabilità, anche presentando in vari gradi di giudizio reclami e ricorsi (evidentemente strumentali) per conto di prestanome irreperibili ed il trasferimento fittizio all’estero delle società in decozione.
(17.02.22)
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