Il lungo e violento viaggio di Anis Amri

  • 7 anni fa
Di Anis Amri ora gli inquirenti stanno verificando ogni aspetto: sul viaggio di ritorno in Italia dopo la strage, ma anche a Reggio Calabria, da cui ha detto di provenire per evitare il controllo.
Verifiche sono in corso anche in Sicilia, nelle località toccate dalla sua peripezia, in un crescendo di violenza: il salvataggio in mare, lo sbarco a Lampedusa, il periodo al centro d’accoglienza a Catania e l’incendio, appiccato con altri quattro migranti per protesta. Condannato a quattro anni per incendio, lesioni, minaccia, passò da un carcere all’altro, d’aggressione in aggressione, di minaccia in minaccia. Sei carceri, fino a quello palermitano dell’Ucciardone dove potrebbe essersi radicalizzato.

In Tunisia, la famiglia di Amri vuole vederci chiaro: hanno chiesto di sapere i dettagli della sparatoria e dell’attentato di Berlino, ma è la madre stessa a dirsi pronta a cancellarlo dalla memoria:

“Ho quattro figli maschi, compreso lui, e penso che non lo conteremo più. Sono notizie orribili, vogliamo sapere la verità, se è stato davvero lui a fare quelle cose e poi lo puniremo tutti. Non dirò mai più che è mio figlio, perché ha tradito noi e la Tunisia. Non sarà più mio figlio”.

È una famiglia tradizionale, con nove figli (cinque femmine oltre ai quattro maschi), nel povero entroterra tunisino, nella zona montagnosa di Oueslatia.

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