Luciano Fontana: «Non c'è ancora l'idea di una rappresentanza europea competente, ma almeno non si parla più di uscita dall'Europa»

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Dal conflitto in Ucraina al Medio Oriente. E poi politica interna, fino a rivolgere lo sguardo all'Europa. Al Salone del Libro Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, dialoga con Carmine Festa, direttore del Corriere della Sera di Torino. Mette in luce gli errori che la politica italiana sta commettendo in vista delle elezioni europee. «Ci stiamo avviando verso un enorme sondaggio di opinione - spiega Fontana - Tanto che la premier ha invitato a "giudicare il governo". Nel dibattito politico sembrano essere spariti i temi realmente europei, che invece rappresentano questioni determinanti per il futuro». Il direttore del Corriere della Sera analizza gli ultimi decenni, osserva come le europee siano diventate elezioni «di serie b». Tanto che i leader di partito non ci sono mai andati a Bruxelles. E più di un terzo degli eletti si è dimesso per tornare a fare il ministro, l’assessore regionale o il sindaco.  «Non esiste ancora una vera rappresentanza europea» spiega Fontana, sottolineandone la necessità. Anche per conquistare un elettorato giovane: «Le nuove generazioni sono le più europeiste». Sulla questione medio-orientale afferma: «Credo che Israele avesse tutto il diritto di reagire a qualcosa che non si era mai visto. Ma ora sembra che l’obiettivo sia affossare l’idea di due popoli, due stati. Intanto manca una leadership mondiale capace di convocare dei tavoli di pace. Mentre le potenze emergenti puntano sempre più su interessi economici e di potere, meno sulla democrazia».Sulla collaborazione tra università, anche quelle israeliane, Fontana si dice favorevole. «La politica deve guidare la ricerca, non ostacolarla». I movimenti Pro Palestina? «Mi pare abbiano una fragile consapevolezza storica». E, infine, un augurio: «Abbiamo bisogno di un paese più serio. Spero in un paese costruito sul merito e l’opportunità».

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