Magneti Marelli, Calenda incontra i lavoratori, ma loro se ne vanno

  • 8 mesi fa
Crevalcore (Bologna), 30 set. (askanews) - "Mi pare di capire che non ci sia interesse al confronto. Perché qui si sta consumando una crisi cominciata nel 2018". Il leader di Azione è arrivato poco prima di mezzogiorno alla Magneti Marelli di Crevalcore, nel bolognese, a pochi giorni dall'annuncio di chiusura da parte del fondo Kkr. Una crisi - dice Carlo Calenda - che non si combatte davanti ai cancelli perché ha radici ben più profonde. E chiama in causa la famiglia Elkann. "La Fiat se ne sta andando, se ne è andata. Basta guardare i numeri della presenza e della produzione negli stabilimenti. Lo ha fatto dopo che lo Stato italiano gli ha dato una garanzia per pagarsi un dividendo. A quel pagamento l'unico che si è opposto è il sottoscritto".Nessuno ha detto niente. Come nessuno si esprime oggi sul fatto che le produzioni di veicoli sono diminuite del 30% dopo la scomparsa di Marchionne. Calenda attacca il sindacato guidato da Landini che non si è opposto e non ha promosso una grande mobilitazione nazionale per tutto il settore dell'auto."La Fiom può fare quello che vuole: può non voler parlare con me, può andarsene da un'altra parte, può minacciare i blocchi, può mobilitare le persone, ma le risposte le deve dare ai lavoratori".A Crevalcore sono 230 le persone che perdono il posto di lavoro. Ma Calenda ricorda che Stellantis ha già mandato via 7.500 lavoratori in Italia senza che nessuno dicesse niente. Diverso il comportamento del colosso dell'auto in Francia dove oltre a non fare esuberi continua a investire anche sull'auto elettrica, questo anche grazie alla pressione del governo e del sindacato d'Oltralpe."Questo che state vedendo si ripeterà in tutte le fabbriche Magneti Marelli e Stellantis perché nessuno ci sta lavorando. Non si sta facendo una mobilitazione nazionale sull'auto". I lavoratori della Marelli non ne vogliono sentir parlare e si allontanano durante la visita del leader di Azione che considerano "non gradita". "La Fiom e la Cgil hanno detto tutto quello che dovevano dire attraverso il comunicato stampa uscito ieri".

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