Palermo, lacrime e ricordi ai funerali di Peppino Tedesco
  • anno scorso
Tanta commozione davanti alla bara di Peppino Tedesco al centro della navata della chiesa di San Raffaele Arcangelo, al Villaggio Santa Rosalia. Durante il funerale, in prima fila ci sono i figli e il resto della famiglia. Gli amici e i parenti cercano di consolarli e per Peppino Tedesco solo bei ricordi e belle parole. E’ morto a 74 anni, dalla città è ricordato come lo storico custode dei due campi Malvagno, campi in terra battuta, che hanno visto gli esordi di grandi promesse del calcio, come gli stessi fratelli Giovanni e Giacomo Tedesco. Accanto a loro vi sono altri giocatori, nomi noti nel mondo del calcio come quello di Antonio Cardinale e Gaetano Vasari. “Peppino è stato un’icona nel calcio palermitano. Ricordiamo benissimo il campo Malvagno. Siamo cresciuti là con lui, io insieme ai suoi figli – dice Cardinale -. E’ stato un’istituzione in questo ambiente. La sua scomparsa dispiace tantissimo. Facciamo le nostre condoglianze alla famiglia Tedesco”. Gaetano Vasari ricorda Beppe Tedesco come una persona molto affettuosa. “Era una amico – dice l’ex giocatore -. La scomparsa di Peppino addolora tutti. Il ricordo più bello che ho di lui mi riporta ai tempi quando giocavo con Totò a Trapani. Lui veniva spesso a vedere le nostre partite e quel giorno ci disse che avremmo perso 4-0. Ci siamo impegnati più del solito perché volevamo smentirlo. Vincemmo noi per 4-0 e io feci anche una doppietta. Porterò Peppino sempre nel mio cuore”. Ad officiare il funerale padre Luigi Caria che nella sua omelia ha dichiarato: “Quando una persona viene a mancare dopo che è stata provata, e non poco, nella salute, come è stato per Peppino, si dice “Almeno adesso ha smesso di soffrire”. Una frase di consolazione perché nessuno vuole vedere soffrire una persona cara. Ma c’è comunque uno strappo e si avverte il vuoto. Sono tante le volte che a me sacerdote viene chiesto “Perchè la vita mette alla prova di più alcune persone e sembra che si accanisca contro alcuni? Io non ho una risposta. Metto tutto nelle mani del Signore. Dobbiamo imparare a denti stretti ancora una volta una lezione grande, pure in un’occasione come questa. Gesù dice se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo. Se una vita non è spesa per il bene e per il bello è inutile che speriamo di campare 150 anni. Giuseppe ha lasciato il segno e ha saputo esprimere il bello”. E nella sua omelia padre Caria fa una similitudine con il calcio, tanto amato da Tedesco. “Io credo che tutti siano lassù – continua il parroco –. Un po' tutti giochiamo una partita di calcio su questa terra. Ad un certo punto c’è qualcuno che ci saluta, sale sugli spalti e da lì comincia a fare il tifo per chi la partita ancora la sta giocando. Dalle tifoserie del cielo Peppino, insieme agli altri, ci urla “Vivi pienamente la tua vita. Vivi bene la tua vita, ogni giorno, ogni momento. Coltiva il bene, senza sprecare il tempo in cose sciocche che non servono a niente e non danno la felicità”.
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