Se Amit Sood non fosse sfuggito al suo destino, l'arte di Google sarebbe più povera

  • 2 anni fa
Amit Sood è il Direttore del Google Cultural Institute, il ramo dell'azienda di Mountain View che digitalizza le opere d'arte e che ha sviluppato le tecnologie necessarie per rendere i musei accessibili online. Anche a migliaia di chilometri di distanza. Undici anni fa Sood è finito a curare l'arte, per Google, "per sbaglio". "Non era intenzionale - ci ha detto in occasione della sua visita in Italia per la digitalizzazione del Duomo di Milano -. In India, dove sono nato, le persone aspirano a diventare dottori, avvocati, al massimo ingegneri. Per questo i miei genitori, all'inizio, pensavano che avessi fallito". Sood, a dirla tutta, voleva solo diventare uno chef. Ma poi la vita e le opportunità l'hanno portato altrove, nelle stanze dei musei più belli del mondo. E dopo aver parlato di Nft, metaverso, Google Glass e nuovi linguaggi per raccontare l'arte, il capo di Google Arts & Culture a telecamere spente ha distolto finalmente lo sguardo dal futuro. E guardandoci negli occhi ha ammesso: "Faccio il lavoro più bello del mondo". .  .intervista di Pier Luigi Pisamontaggio di Lorenzo Urbani

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