Verona - False fatture in settore commercio rottami: sequestri per oltre 1 milione (28.03.22)

  • 2 anni fa
https://www.pupia.tv - La Guardia di Finanza di Verona, all’esito di specifiche indagini delegate dalla locale Procura della Repubblica per contrastare l’evasione e le frodi fiscali, alle prime luci dell’alba ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti due persone e ad un decreto di sequestro preventivo «per equivalente» di oltre 1 milione di euro.

Le misure cautelari sono state emesse nei confronti di due uomini della provincia. A finire in carcere sono stati un 53enne, in passato già implicato in fatti analoghi e arrestato nell’ambito di un’indagine della Procura di Brescia, e un suo cugino 51enne, alternatisi nella carica di presidente del consiglio di amministrazione di una società del veronese operante nel settore del commercio all'ingrosso di rottami.

I due - non ancora colpevoli fino a quando la loro responsabilità non sarà accertata con sentenza di condanna irrevocabile - sono accusati del reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti per un importo di oltre 4,2 milioni di euro. Per tali motivi, i finanzieri del comando provinciale di Verona stanno anche procedendo a sequestrare quanto da loro illecitamente sottratto alle casse dell’erario, assicurando allo Stato liquidità bancarie e altri beni riconducibili alla società e ai due arrestati per un valore complessivo di 1.025.150 euro.

I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Verona che hanno svolto le indagini, hanno accertato che l’azienda amministrata dai due, per pagare meno imposte, negli anni 2017/2019 aveva utilizzato una settantina di fatture false emesse da ditte compiacenti; si tratta, in particolare, di due imprese della provincia di Brescia, di una società della provincia di Bergamo e di un’altra ditta operante del mantovano, risultate essere tutte evasori totali. Oltre a non presentare le dichiarazioni fiscali, le Fiamme Gialle hanno infatti accertato che quest’ultime imprese - vere e proprie aziende «fantasma» - non avevano dipendenti né disponevano di mezzi in grado di trasportare i quantitativi di rottami ferrosi venduti solo “cartolarmente”. Le ditte erano, inoltre, amministrate da prestanomi che, dietro compenso, si erano offerti per l’illecito scopo.

In un caso i finanzieri hanno scoperto che uno di loro aveva pattuito una retribuzione mensile di 3 mila euro; un’altra donna, invece, ha confessato di aver accettato la somma di 20 mila euro in contanti per la costituzione di una ditta a suo nome. Per questi motivi, i militari hanno denunciato all’autorità giudiziaria anche i quattro titolari delle imprese per l’ipotesi di reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti. (28.03.22)

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