Leccornie nello spazio: un progetto francese

  • 7 anni fa
Il ristorante Stazione Spaziale Internazionale non è esattamente un locale a cinque stelle. Il cibo nello spazio ha una funzione più pratica che di piacere: ogni razione deve soddisfare i bisogni dei singoli membri dell’equipaggio in termini di valori nutrizionali necessari a sopravvivere in assenza di gravità.

Ma con il passare degli anni le agenzie spaziali si sono date da fare per fornire pasti sempre più attrattivi in modo che gli astronauti si sentano un po’ più a casa loro.

Lo chef Alain Ducasse e il suo team, per esempio, collaborano dal 2004 con l’agenzia spaziale francese, il Cnes. Il suo collaboratore Jerôme Lacressonière spiega: “Dobbiamo prendere in considerazione tutti gli aspetti scientifici dello spazio, e quindi spingere al massimo la cottura in modo che il tasso di umidità residua resti molto basso”.

Fra i criteri da rispettare, l’assenza di batteri, la minima quantità di liquido possibile e l’assenza di briciole che potrebbero infilarsi nei meccanismi. La sfida in più è il gusto, dice la nutrizionista Corine Dubel: “A causa della microgravità le molecole olfattive non raggiungono più le mucose nasali nello stesso modo, quindi c‘è un netto calo dei sapori, quando non una totale trasformazione dei sapori. Questo è da prendere in considerazione, quindi lassù i piatti sono più speziati, più piccanti”.

L’astronauta francese Thomas Pesquet, a bordo della Stazione spaziale internazionale da novembre, ha scelto il suo pasto da una lista di una trentina di piatti. Tutti creati seguendo le esigenze della vita in orbita, dice Dubel: “Naturalmente nello spazio i bisogni sono leggermente superiori. Ad esempio, un uomo di 70 chili avrà bisogno di circa 2.800 calorie, con una percentuale di proteine leggermente superiore a quanto è consigliato sulla Terra, circa il 20 per cento dell’apporto energetico totale. I lipidi saranno intorno al 30 per cento e i glucidi, che sono il carburante del corpo, forniscono all’incirca il 50 per cento dell’apporto nutrizionale”.

Lo chef Jérôme Lacressonière ha preparato tredici piatti per Pesquet, fra cui caponata, confit de canard, verdure croccanti in salsa di pomodoro piccante e perfino un’aragosta con quinoa condita con alghe e limone. Sempre tenendo conto della differenza di gusto a gravità vicina allo zero. Ad esempio: “Sapendo che i sapori che percepiamo a terra e nello spazio sono diversi, non mettiamo sale nella quinoa, saranno le alghe a fornire l’apporto necessario di sale, e sappiamo che al momento della sterilizzazione il gusto ne uscirà rafforzato. Ecco perché in questa fase non aggiungiamo sale”.

In genere, il vincolo principale è evitare alimenti che possano produrre reazioni fisiologiche antipatiche. Ma in occasioni particolari, come ad esempio un compleanno, gli astronauti si concedono un pasto speciale. Il project manager del progetto, Quentin Vicas, fornisce qualche esempio: “Ci sono diverse ricette molto apprezzate, gli astronauti sono spesso golosi, quindi funzionano bene i dol

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