Pescara - Droga, smantellata rete di spaccio gestita da rom e albanesi (03.11.16)
  • 7 anni fa
http://www.pupia.tv - Pescara - I finanzieri del comando provinciale di Pescara hanno notificato una ordinanza di misura cautelare in carcere nei confronti di 7 persone ritenute i promotori di una organizzazione, composta da rom e albanesi, specializzata nel traffico e spaccio di cocaina ed eroina, molto attiva a Pescara, nonché nelle vicine località turistiche del litorale teramano e sambenedettese.

Per l’esecuzione del provvedimento emesso dal giudice per le indagini preliminari di Pescara, Nicola Colantonio, su richiesta del sostituto procuratore Gennaro Varone, la Guardia di Finanza pescarese, fin dalle prime luci dell’alba di oggi, ha messo in campo oltre 50 militari con l’impiego di 6 unità cinofile, in sinergia con i Reparti del Corpo di Teramo e Ascoli Piceno, località queste ultime ove sono state perquisite anche tutte le abitazioni e le basi logistiche degli arrestati.

Le misure restrittive di oggi si aggiungono ad altri 7 arresti in flagranza di reato di spaccio e traffico di stupefacenti, già eseguiti nel corso delle indagini che hanno portato alla denuncia di complessive 36 persone.

Le investigazioni delle Fiamme Gialle pescaresi hanno preso le mosse dal sequestro di circa 50 grammi tra eroina e cocaina, operato in Pescara a settembre 2014, nel corso di una perquisizione all’abitazione di una donna di etnia rom, luogo già monitorato perché ritenuto una delle centrali dello spaccio in città.

Oltre ai pedinamenti e ai servizi di osservazione, le successive indagini tecniche condotte dai finanzieri della Compagnia di Pescara, eseguite attraverso intercettazioni ambientali e localizzazioni satellitari, consentivano l’acquisizione di significativi elementi che provavano una fitta rete di contatti tra tossicodipendenti e alcuni appartenenti a famiglie rom e, soprattutto, relazioni quasi quotidiane tra questi ultimi e diversi cittadini albanesi, gravati da numerosi precedenti penali in materia di stupefacenti.

Decisive sono state le intercettazioni telefoniche, risultate oltremodo difficoltose sia perché le conversazioni avvenivano in codice ed in lingua madre, sia per l’estrema mobilità sul territorio degli indagati.

In alcuni casi la banda, per sfuggire ad eventuali intercettazioni, utilizzava schede telefoniche intestate a nomi di fantasia, usava i telefonini per il tempo strettamente necessario per concordare appuntamenti e luoghi di spaccio e ricorreva quotidianamente a sistemi di chat criptati. (03.11.16)
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