Il Premio Nobel per l'Economia Jean Tirole sostiene una normativa unica europea

  • 10 anni fa
Il Premio Nobel per l’Economia 2014 è stato vinto dal professore francese Jean Tirole.

Il riconscimento è stato accolto con sorpresa ed esultazione alla Scuola di Economia di Tolosa, dove Tirole è Presidente del Consiglio di Amministrazione.

La giuria lo ha descritto come uno degli economisti più influenti del nostro tempo, assegnandogli il premio per i suoi importanti studi in diversi campi dell’economia industriale.

Euronews ha incontrato Jean Tirole a Tolosa

Antoine Juillard, euronews:
Prima di tutto, Jean Tirole, congratulazioni per il suo premio Nobel. E’ un riconoscimento straordinario per lei e anche per la Francia. Comincerò dandole un altro pò di lavoro: la giuria le ha assegnato il Nobel per la sua analisi delle forze di mercato e della regolamentazione. Può fare un esempio o due di cosa voglia dire per i telespettatori di euronews.?

Jean Tirole, Premio Nobel Prix per l’Economia 2014:
Significa rendere i mercati più efficienti, perché non si può avere liberismo su tutti. Alcuni mercati non sono competitivi, presentano delle difficoltà perché hanno poche aziende e poi ci sono alcuni settori dove ci saranno sempre poche imprese. Prendiamo la rete di distrubuzione dell’elettricità: non ne avremo quindici in Francia ne resterà sempre solo una e dunque si ha il cosiddetto potere di mercato, ovvere le aziende possono accrescere il loro potere di mercato e aumentare le tariffe ai consumatori. L’idea che abbiamo avuto qui a Tolosa e in altri posti è di condurre una ricerca per creare linee guida per favorire il diritto di concorrenza. Questo ci permette di dire: va bene, le aziende devono essere monitorate e a volte si deve intervenire, senza danneggiare le dinamiche del settore.”

Antoine Juillard, euronews:
Al momento la Commissione Europea sta studiando i bilanci dei paesi membri, incluso quello della Francia. Questa è l’occasione di discutere di un esercizio estremamente delicato che consiste nel tenere a freno la spesa pubblica e allo stesso tempo fornire abbastanza carburante per lo sviluppo della sua economia, della sua crescita

Jean Tirole:
E’ normale che il bilancio di uno stato sia in deficit durante un periodo di recessione perché ci sono meno entrate dalle tasse. Il grosso problema è che la Francia ha un deficit pari al 3% del PIL anche quando le cose vanno bene. Non abbiamo avuto un bilancio in pareggio dal 1974, da 40 anni. Questo è davvero problematico perché significa che in un certo senso viviamo sulle spalle di altri paesi. Dobbiamo controllare questa tendenza, ma al momento non è facile. Di sicuro occorrono molti sforzi ma d’altro canto non possiamo farne troppi.

Antoine Juillard, euronews:
“Un bilancio europeo sarebbe l’ideale per l’integrazione dell’Europa. Secondo lei è un’utopia.

Jean Tirole:
“Abbiamo perso un’occasione storica per fare un bilancio europeo. E’ vero che gli Stati Uniti sono uniti anche a livello di bilancio; quando uno stato va male riceve automaticamente finanziamenti dagli altri stati che vannno meglio, ad esempio per sostenere l’occupazione. In Europa non è affatto così, perchè il bilancio annuale europeo è piuttosto trascurabile. In pratica non esisite un bilancio europeo che corrisponde a circa l’1 % della ricchezza nazionale dell’Unione Europea, è davvero molto poco. Dunque non ci sono finanziamenti automatici per stabilizzare i paesi. E poi non abbiamo neanche una normativa unica. Parliamo ad esempio del mercato del lavoro: negli Stati Uniti le leggi che regolano il lavoro sono simili in California o nello Stato di New York. Non è così tra il sud e il nord dell’Europa. Potremmo avere
un bilancio europeo regolato da un’unica normativa sul mercato del lavoro, sui fallimenti e così via. Non ce l’abbiamo. Abbiamo fatto molte cose difficili ma sfortunatamente oggi non riesco a vedere come i paesi del nord Europa possano accettare di condividere i sussidi di disoccupazione e i bilanci con quelli del sud. Cosa che auspicherei.

Antoine Juillard, euronews:
Lei è un membro del Consiglio dei consulenti economici e fornisce note ai colleghi economisti e opinioni su varie questioni economiche agli uffici del Primo Ministro francese. I suoi suggerimenti vengono tenuti in considerazione e messi in pratica?

Jean Tirole:
A volte si, ma il processo è piuttosto lento, come è normale. L’economista John Maynard Keynes una volta ha detto che i politici spesso ascoltano gli economisti già morti e di cui non conoscono il nome. E’ un pò un’esagerazione ma è vero che ci vuole tempo per mettere in pratica i consigli, soprattutto quando questi sono legati alla politica e toccano temi sensibili. Ad esempio le riforme sul mercato del lavoro ovviamente suscitano molte inquietudini in molte persone. Come possono essere fatte? E’ un processo difficile da implementare, è così. Per i politici la difficoltà consiste nel doversi confrontare con le opioni del pubblico. E’ il loro mestiere. Naturalmente il processo è più veloce quando si può esercitare influenza sugli enti e le autori

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