Israele ricorda Sharon e pensa ai negoziati con i palestinesi

  • 10 anni fa
Israele ha detto addio a Ariel Sharon con funerali di stato. La comunità internazionale e il governo israeliano si sono mostrati unanimi nel ricordare i meriti dell’ex primo ministro, relegando all’oblio gli episodi più controversi della sua carriera.

E’ in collegamento da Tel Aviv, il nostro inviato, Luis Carballo.

Marta Gil, euronews: In Israele, la gente come interpreta ciò che appare come un tentativo di riscrivere la storia?

Luis Carballo: Non credo che si possa parlare di un tentativo di riscrivere la storia, però è vero che ogni critica rivolta a Sharon riguardo il periodo in cui ha esercitato il potere sta svanendo. Per riassumere lo stato attuale delle cose, si può citare il titolo di un quotidiano israeliano, secondo il quale, se la vita di Sharon fosse un film, quel film si chiamerebbe: “Il buono, il brutto, il cattivo”.

euronews: Sharon ha lasciato un segno tangibile del suo operato che vediamo serpeggiare nei territori palestinesi: il muro di sicurezza.
Il difensore dello stato israeliano ha ordinato la costruzione di quella che sembra profilarsi come la frontiera tra Israele e un futuro Stato palestinese. In che misura questa ipotesi trova conferma sul terreno e potrebbe essere accettata da entrambe le parti?

Carballo: Si considera politicamente accettato che, se gli attuali o futuri negoziati non daranno i risultati auspicati, allora si potrebbe utilizzare il tracciato del muro, che corre lungo la cosidetta “linea verde”, per delimitare le future frontiere dello Stato di Israele. Dal punto di vista dei palestinesi, il muro ha permesso a Israele di annettersi circa il 10% del territorio della Cisgiordania al di là della linea verde.

euronews: L’ultimo tentativo di arrivare a un accordo di pace tra israeliani e palestinesi è stato lanciato nel mese di luglio a Washington. Da allora, le trattative sono state mantenute segrete, ma il ministro degli Esteri israeliano ha dichiarato, pochi giorni prima della morte di Sharon, che era tempo di concludere un accordo di pace. C‘è la sensazione che sia davvero possibile? Che un accordo sia prossimo?

Carballo: A suggerire che questa potrebbe essere la volta buona è il modo in cui si svolgono le trattative, in un segreto praticamente assoluto. E’ filtrato molto poco del contenuto di questi negoziati. Quel che è certo è che alle due parti è stato imposto un ultimatum da parte della diplomazia statunitense, che scade il 29 aprile. Ma tra la gente qui prevale un moderato ottimismo.

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